Si va sempre di fretta, di rimpallo tra un impegno e l’altro, e spesso capita che qualcuno ci parli ma… più avanti quando non ci si ricorda quello che è stato detto ci si rende conto che non eravamo poi così attenti. E allora la domanda: sai ascoltare davvero quando qualcuno ti parla?

Seguendo questo Ted Talk “Cosa si scopre quando si ascolta davvero?” di Hrishikesh Hirway mi sono venute alcune riflessioni sull’ascolto. Già, cosa si scopre quando si ascolta davvero?

Hrishikesh Hirway, podcaster e musicista, ci offre una guida alle conversazioni profonde ed esplora ciò che si impara quando ci si ferma ad ascoltare attentamente.

Hrishikesh dice “Dentro una canzone coesistono tante parti che sono immaginate, scritte, registrate così piene di pensieri e bellezza, ma solo coloro che hanno scritto la canzone riescono a sentire quelle parti da soli. Tutti quei pezzi vengono mischiati insieme per avere la versione finale pubblicata. Ogni volta che pubblicavo una canzone, ero un po’ triste del fatto che nessuno avrebbe sentito le cose che ho sentito io quando la scrivevo.”

Spesso ascoltiamo le canzoni con un orecchio distratto, non prestiamo attenzione alle parole, al loro significato profondo. O alla melodia. Lo stesso succede con le persone.

Quando qualcuno ci dice qualcosa, il suo dire ha diversi strati. C’è lo strato più superficiale, e poi ce n’è uno più profondo, e uno più profondo ancora. 

Solo che se siamo distratti, non ce ne accorgiamo. Per entrare dentro a questi strati, per capire cosa c’è sotto la superficie, è necessario immergersi e per fare questo bisogna essere presenti, concentrati, e farlo senza distogliere l’attenzione per rivolgerla a sé stessi.

Avere una mente Shoshin per ascoltare davvero

Per ascoltare le persone bisogna essere curiosi e avere una mente aperta e pronta a imparare cose nuove. In pratica bisogna avere una mente Shoshin!

La voce dell’altro che senti, se sei assorto in altro, è come la musica, un sottofondo ai nostri pensieri. È facile distrarsi soprattutto oggi con tutte le notifiche che ci arrivano.

Se sei distratto e pensi ad altro, non puoi apprezzare pienamente ciò che la persona di fronte a te ti sta dicendo.

Spesso non si è capaci di stare in silenzio. Il silenzio ci fa quasi paura, e allora ci si affanna a trovare qualcosa da dire per colmare questo vuoto. Sì, associamo il silenzio al vuoto, e il vuoto al nulla. Ma se non ci fosse il vuoto, come potremmo metterci dentro qualcosa?

Una cosa interessante che viene detta nel Ted Talk è quella del “fermare l’istinto di parlare di se stessi. Pensavo fosse questo il modo migliore per mostrare che stavo ascoltando.”  Cioè raccontare qualcosa di tuo quando l’altro parla: ‘Mi ricorda una cosa che è capitata a me’. Ma nel fare così interrompiamo il dire dell’altro e ci prendiamo la scena. 

sai ascoltare davvero

Sai ascoltare davvero?

Quando metti in atto questi atteggiamenti non stai ascoltando la persona che ti parla:

  • ti perdi dietro ai tuoi pensieri
  • non stabilisci un contatto visivo. Quanto è importante guardare l’altro negli occhi? Come ti senti quando sei tu a parlare con qualcuno e questa persona evita il tuo sguardo?
  • ascolti solo il significato superficiale senza impegnarti per capire il significato un po’ più nascosto. Per esempio una persona ti dice che sta bene, ma tu la vedi triste o irrequieta, oppure le sue parole ti sembrano un po’ affrettate, quasi a voler tagliare corto. Le sue parole smentiscono quello che sta provando realmente. Se stai attento, noti questa discrepanza.
  • interrompi
  • metti fretta a chi sta parlando
  • ti distrai
  • ti concentri su dettagli poco importanti e ti focalizzi lì dimenticando il quadro generale
  • va oltre su quello che non riesci a comprendere, anziché soffermarti per cercare di capire meglio.

Alcuni di questi modi di fare ti risuonano?

Osservati per capire se involontariamente ne metti in atto qualcuno.

Se ti capita di interrompere l’altro dicendo anche solo un “sì ho capito”, fai un cenno con la testa in modo da far capire all’altra persona che la stai seguendo; è come un invito ad andare avanti e dire di più. È un modo per dare spazio all’altro. Ricordati che anche i gesti e le espressioni non verbali sono comunicazione. Ne abbiamo parlato nell’articolo Comunicazione non verbale: quando le parole non contano.

A volte per andare più sotto la superficie, bisogna chiedere, fare domande, ma attento a non fare un terzo grado!  Fare domande, poche e quelle giuste, ti può aprire le porte del mondo dell’altro che quando capisce che sei lì presente con lui, ti invita ad entrare e lo fa con il suo racconto di sé.

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