Sei ad una cena da amici. Tra gli invitati c’è Mario che incontri per la prima volta. È un amico dei tuoi amici, ti hanno parlato molto bene di lui. Lo ascolti parlare tutta la sera. Dice cose stimolanti. Tornando a casa ripensi alla piacevole serata e rifletti sulla tua nuova conoscenza. Mario è una persona interessante. Eppure c’è qualcosa che, al di là di ciò che ha detto, non ti convince fino in fondo.

Sei a lavoro. Dopo la pausa pranzo la tua collega Rosa torna in ufficio e non parla con nessuno. Si siede alla scrivania e guarda fuori dalla finestra con sguardo perso nel vuoto. Ti avvicini e le chiedi se va tutto bene. Lei si gira di scatto e con tono arrabbiato ti risponde: “Sì sto bene!”

Tuo figlio l’indomani ha un’interrogazione importante. Gli chiedi se ha studiato e si sente preparato. Lui non ti guarda e ti risponde con tono scocciato: “Siiiii, ho studiato! Che palle.” E tu capisci che probabilmente non arriverà nemmeno alla sufficienza!

È capitato anche a te di vivere situazioni simili a queste?

A quale messaggio hai dato più credito, alle parole o a ciò che non è stato detto?

Probabilmente avrai creduto di più a ciò che non hai sentito con le tue orecchie che alle parole. Per dirlo in altri termini, il modo in cui diciamo qualcosa ha un impatto maggiore di quello che diciamo.

Alcuni studi condotti dal dott. Albert Mehrabian, ci fanno capire che l’influenza e il significato della nostra comunicazione è dato:

  • per il 55% dal linguaggio del corpo: il non verbale, cioè l’espressione facciale, il nostro portamento, i gesti, la posizione del corpo, ma anche come ci presentiamo, il nostro abbigliamento e stile;
  • per il 38% dal tono della voce: il paralinguistico o paraverbale, cioè il modo in cui le parole sono dette, l’inflessione, il ritmo del discorso, i silenzi, gli intercalari, i risolini, i mormorii, la musicalità della nostra voce, i raschi di gola;
  • per il 7% dalle parole che vengono pronunciate: il contenuto verbale del nostro messaggio.

Questo significa che quando comunichiamo, se i messaggi verbali e quelli non verbali sono incongruenti, chi ascolta crede quasi sempre al messaggio non verbale predominante rispetto a quello verbale.

Tutta la credibilità e le prove della verità vengono solo dai sensi –  Nietzsche

Il linguaggio del corpo

Il linguaggio del corpo è costituito da tutti i nostri comportamenti non verbali: l’espressione del volto, i gesti che facciamo, la postura, il modo in cui ci muoviamo, il contatto visivo e lo stile di abbigliamento. Tutto questo manda dei messaggi forti, spesso inconsci.

Quando interagiamo con gli altri, consapevolmente o no, diamo e riceviamo continuamente segnali senza parole. Segnali che possono mettere le persone a proprio agio, creare fiducia e attirare gli altri verso di noi, oppure possono offendere, confondere ed indebolire ciò che si cerca di trasmettere.

Anche quando stiamo in silenzio, continuiamo a comunicare in modo non verbale. Questi messaggi non si fermano quando smettiamo di parlare!

Patti Wood, esperta di linguaggio del corpo e autrice di “Snap: making the most of first impressions, body language, and charisma”, sostiene che in un’interazione a due con un’altra persona è possibile scambiare fino a 10.000 segnali non verbali in meno di un minuto. E proprio perché non si può controllare consapevolmente tutto il non verbale che questo può essere molto più eloquente delle poche parole che si possono scambiare nello stesso lasso di tempo.

E poiché i segnali non verbali vengono inviati principalmente dal “cervello emotivo” piuttosto che dalla neocorteccia, creano messaggi più onesti e rivelatori.

Tuttavia, comprendendo come funziona la comunicazione non verbale possiamo essere più efficaci nelle nostre conversazioni e connetterci meglio agli altri, per costruire relazioni più forti e gratificanti.

comunicazione non verbale

In cosa può aiutarci la comunicazione non verbale e paraverbale?

# Per rafforzare ciò che viene detto a parole.

Per esempio, fare un cenno con la testa quando diciamo “Sì” per sottolineare che siamo d’accordo con l’altra persona.

# Per trasmettere informazioni sul nostro stato emotivo.

L’espressione del viso, il tono della voce e il linguaggio del corpo possono spesso dire agli altri esattamente come ci sentiamo, anche se non diciamo una parola. Spesso capiamo come si sentono le persone dalla loro comunicazione non verbale. Pensa a quante volte hai detto a qualcuno “Stai bene? Sembri un po’ giù”.

# Per non dire apertamente a parole ciò che pensiamo.

Per esempio un’alzata di spalle e un’espressione triste quando diciamo “Sto bene, grazie” possono in realtà implicare che le cose non vanno per niente bene!

# Per definire o rafforzare il rapporto con gli altri.

Quando comunichiamo con una persona con cui siamo in sintonia tendiamo a “rispecchiare” il linguaggio del corpo dell’altro. Teniamo le mani in posizioni simili, sorridiamo allo stesso tempo e ci voltiamo l’uno verso l’altro in modo più completo. Questi movimenti inconsci rafforzano la relazione: si basano sul rapporto che abbiamo con l’altra persona e aiutano a sentirsi più connessi.

# Per fornire un feedback all’altra persona.

Il contatto visivo, sorridere e annuire, comunicano all’altro che stiamo ascoltando e che siamo d’accordo con quello che sta dicendo. Questi sottili segnali danno informazioni in modo delicato ma chiaro.

# Per regolare il flusso della comunicazione.

Ci sono una serie di segnali che usiamo per dire agli altri che abbiamo finito di parlare o che vogliamo parlare. Per esempio un cenno di approvazione e la chiusura ferma delle labbra indicano che non abbiamo più niente da dire. Oppure il movimento e i gesti delle mani possono indicare che si desidera parlare.

Come migliorare la nostra comunicazione non verbale?

Stabiliamo un contatto visivo

Un buon contatto visivo mostra agli altri sicurezza, che sei interessato e a tuo agio. È importante incontrare lo sguardo ma non fissare: guarda l’altra persona negli occhi circa il 60% delle volte, per il restante 40% guarda un punto vicino agli occhi. Se il contatto è troppo diretto rischia di apparire intimidatorio.

Manteniamo una posizione aperta

Evita di incrociare le braccia, potrebbe sembrare una difesa. Quando la posizione del corpo è aperta, indica che sei disponibile all’ascolto e allo scambio.

Gestiamo lo spazio

Ti sei mai sentito a disagio durante una conversazione perché l’altra persona era troppo vicino e invadeva il tuo spazio? Abbiamo tutti bisogno di spazio fisico, anche se tale necessità differisce a secondo della cultura, della situazione e del livello di relazione. È possibile utilizzare lo spazio fisico per comunicare il tipo di relazione, ad esempio segnali di intimità e di affetto, di aggressività o di dominanza. Tieni inoltre presente che chinarsi in avanti indica interesse e attenzione. Mantenere troppa distanza trasmette il messaggio che sei disinteressato o distaccato.

Se la situazione lo permette, sediamoci di fianco al nostro interlocutore e incliniamoci verso di lui o lei invece che stare di fronte. Questo permette alla conversazione di essere più rilassata e non conflittuale. Nessuno vuole sentirsi interrogato.

Stiamo diritti

Le nostre madri avevano ragione. Non ti afflosciare! Se stai storto o stravaccato dai l’impressione che non ti importi niente della persona che ti sta parlando. Assicurati che i tuoi piedi siano ben piantati sul pavimento. Raddrizza la schiena, allontana le spalle dalle orecchie, apri le braccia e le gambe. Ti aiuterà anche ad ascoltare più intensamente.

Rallentiamo i movimenti

Rallentare ti farà sentire più sicuro di te perché riuscirai a controllare meglio i tuoi movimenti e trasmetterà agli altri maggiore affidabilità.

Facciamo attenzione alle mani

Toccarti continuamente il viso o il collo ti faranno apparire ansioso, nervoso o spaventato. Evita le tasche per lo stesso motivo. In generale portare attenzione a dove mettiamo le mani ci farà sentire più sicuri e trasmetterà fiducia agli atri.

Facciamo attenzione alla voce

Quando parli nota come il tuo tono influisce sulle altre persone e se è in grado di trasmettere ciò che le tue parole dicono (trasmette felicità, tristezza, rabbia, noia, ecc. in accordo a quello che stai dicendo?). Parla per essere sentito: controlla il volume della voce affinché le tue parole arrivino chiaramente. Infine modula la voce per dare all’altro il tempo di ascoltare ed assimilare le parole dette.

Anche se la velocità di ascolto è molto superiore alla velocità di emissione delle parole, parlare troppo rapidamente non lascia tempo all’altro di metabolizzare il messaggio e di fare domande. Inoltre nel parlare velocemente diamo una sensazione di fretta e nervosismo. È importante fare delle pause per affermare un concetto chiave e dare la massima forza emotiva al messaggio. Anche la troppa lentezza nel parlare può costituire un problema che pregiudica l’ascolto, perché induce il nostro interlocutore a distrarsi con facilità.

Vivere Shoshin Comunicazione efficace
comunicazione non verbale

Ora esercitati!

Dalla prossima conversazione nota i segnali non verbali e paraverbali tuoi e dell’altro. Impegnati a fare pratica per migliorarti. Con l’attenzione, l’esperienza e la pratica sarai in grado di interpretare meglio i segnali non verbali. La buona notizia è che possiamo allenarci costantemente e in ogni situazione.

La comunicazione è un aspetto molto importante nella nostra vita. È il modo in cui esprimiamo noi stessi, la nostra conoscenza, le nostre idee, le nostre emozioni e i nostri sentimenti. È alla base di ogni rapporto, sia personale sia professionale.

E se vogliamo generare impatto con la nostra comunicazione e migliorare le nostre relazioni, è necessario abbracciare il principio di coerenza e congruenza: ogni nostra comunicazione dovrà essere coerente al 100% sui tre livelli della comunicazione, concentrandoci allo stesso modo su tutti e tre. Quindi dovremo ricordarci che ogni parola rappresenta un prezioso tesoro che va utilizzato al meglio, dovrà essere scelta con cura ed accompagnata da un linguaggio paraverbale e non verbale coerente.

Riferimenti bibliografici


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