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Parlare non equivale a comunicare.
Sentire non equivale ad ascoltare, come ascoltare non significa capire.

L’altro giorno ero in coda al supermercato e mi è capitato di ascoltare una “non conversazione” tra due persone davanti a me.

I toni erano seccati e aggressivi, perché entrambi si sentivano incompresi dall’altra persona, ognuno troppo preso dalle proprie parole. I due parlavano ma non si ascoltavano, ognuno attore del proprio monologo parallelo.

Stephen Covey dice “La maggior parte di noi non ascolta con l’intento di capire. Ascoltiamo con l’intento di rispondere.”

Dalle parole dell’altro ci aspettiamo una conferma di quanto già sappiamo? Se l’altro non dice quello che ci aspettiamo, le sue parole non meritano attenzione? Mi sono già fatto la mia idea e non la cambio? Mentre l’altro parla, rimugino a come controbattere, a come portare acqua al mio mulino?  Se ci pensiamo, le difficoltà nelle relazioni sono il più delle volte dovute a una comunicazione poco efficace, a incomprensioni e fraintendimenti.

Perché è così difficile comunicare in modo più efficace ?

Innanzitutto parlare non equivale a comunicare. Quando parliamo, spesso la nostra comunicazione è frettolosa, poco chiara, approssimativa, diamo per scontato cose che sono chiare solo a noi.

Seconda cosa, quando udiamo le parole dell’altro, le ascoltiamo veramente? Le ascoltiamo con attenzione, con l’intento di capire quello che ci sta dicendo?

Vediamo cosa possiamo migliorare per comunicare in modo più efficace: sono cose semplici, che già forse sappiamo, ma che spesso non mettiamo in pratica.

Come comunicare in modo più efficace

#   Presta attenzione a quello che viene detto

Quando sei seduto a tavola con la tua famiglia o con gli amici, e qualcuno parla, ascolti quello che sta dicendo, oppure sei distratto dalle notifiche sul cellulare, rispondi a messaggi su WhatsApp, o scorri le pagine dei social? 

Mentre parliamo, o qualcun altro parla, dedichiamoci a quello. Posiamo il telefono, il tablet e siamo presenti, lì in quel momento. Non pensiamo al problema che abbiamo avuto al lavoro, alla discussione con il collega, alla lista della spesa. Prestiamo attenzione a quello che diciamo o a quello che viene detto. Sembra semplice, ma lo facciamo?

#   Sii curioso di quello che l’altro può portare

Chiunque incontriamo sa qualcosa che noi non sappiamo, è esperto in qualcosa. Avvicinarci all’altro con questa prospettiva ci rende curiosi e ci dà l’opportunità di scoprire cose nuove. Così facendo ho scoperto le bellezze naturali e “mangerecce” di una zona in montagna che prima proprio non prendevo in considerazione, uno scrittore sconosciuto, un maestro spirituale, un musicista superlativo, come cucinare dei dolci davvero fenomenali e tante altre cose!

#   Ascolta, fai spazio e sospendi il giudizio

Ascoltiamo: il vero ascolto richiede di saper mettere da parte se stessi per lasciare un po’ di spazio all’altro, e di sospendere il (pre)giudizio. 

Perché mai non ci ascoltiamo l’un l’altro? Perché preferiamo parlare. Quando parlo, ho io il controllo, non devo ascoltare niente che non mi interessi, sono al centro dell’attenzione; inoltre quando non parliamo, ci distraiamo.

Stiamo perdendo la capacità di ascoltare: in una comunicazione passiamo il 60% del tempo ascoltando, ma non siamo molto bravi ad ascoltare perché ricordiamo solo il 25% di quanto abbiamo udito.

Se non ci si ascolta, rischiamo di essere semplicemente due persone che si trovano nella stessa stanza e che danno fiato alla propria bocca con frasi sconnesse. Ascoltare ci consente di capire.

#   Impara a fare domande

Impariamo a fare domande, stando attenti a non fare il terzo grado! A volte con alcune persone sembra di essere davanti al tribunale dell’inquisizione, domande a raffica, una dietro l’altra, senza una parvenza di empatia o interesse reale, l’eco della risposta non fa in tempo a depositarsi che già parte un’altra raffica. Fare domande è un’arte, è saper cogliere aspetti importanti, unici, è saper stare con l’altro. Se chiedi “Avevi paura?”, la risposta molto probabilmente è “Sì” o “No” in automatico. Proviamo invece a chiedergli: “Com’è stato?”, “Come ti sei sentito?”…  a quel punto l’altra persona potrebbe doversi fermare un attimo per rifletterci, fare chiarezza dentro di sé e darci una risposta molto più articolata e interessante.

comunicare in modo più efficace

#   Lascia andare i pensieri che arrivano mentre ascolti

Vi è mai capitato di parlare con una persona che sembra assente, assorta in qualche altro pensiero? E magari, vedendola così, in un angolo della nostra mente ci chiediamo se la stiamo annoiando? Seguire il flusso della conversazione è importante. Se mentre l’altro parla, ci affiora alla mente un pensiero o un ricordo, lasciamo andare quel pensiero: se lo seguiamo, smettiamo di ascoltare dando l’impressione di essere annoiati e poco interessati al vissuto di chi abbiamo di fronte che potrebbe pensare “È stato distratto tutta la sera, non gli importa niente di me o di quello che mi è successo!”.

#   Dimentica i dettagli: distraggono e diventano noiosi

Dimentichiamoci dei dettagli! A volte sono così pesanti!

“Era il 18 maggio del 1995, alle 18.45.” “No non era il 18, era il 20!” “Sono sicuro che fosse il 18…” “Me lo ricordo bene, era il 20, il giorno dopo il compleanno di mia sorella”… e poi avanti così per un po’. Quante volte capita? Così facendo si perde il focus su quello che è veramente interessante. Importa alla nostra storia se era il 18 o il 20? O quello che è veramente importante è quello che è successo, quello che vogliamo raccontare? I dettagli distraggono, ci portano lontano, allungano terribilmente il racconto e dopo un po’ diventano noiosi.

#   Il troppo stroppia: taglia, togli

Troppe informazioni rendono la comunicazione poco efficace e fanno sì che il nucleo, la parte importante del messaggio, di quello che volevamo dire, non arrivi a destinazione. In una conversazione dovremmo fare come fanno gli scultori, che tolgono il materiale in eccesso per lasciare emergere la figura che hanno in mente. Per far passare il messaggio, dobbiamo tagliare, togliere e lasciare l’essenziale.

#   Usa un linguaggio più efficace, evita le esagerazioni

Quando si parla tanto, si rischia di parlare male, utilizzando un linguaggio farcito di superlativi ed esagerazioni di ogni sorta (“mi sento devastata”, “Non mi ascolti mai”).

Nel “monologo parallelo” a cui ho assistito mentre ero in coda, lei diceva “Mi ignori sempre!”.

Uno degli errori nella comunicazione è assolutizzare con termini come “mai, sempre”. Riportiamo sempre all’evento specifico “ieri, oggi, in quel contesto”.

#   Arricchisci il tuo vocabolario emotivo

Possiamo imparare a comunicare scegliendo con più cura le parole che usiamo, usando un linguaggio più efficace, misurato, con una certa ricchezza di vocabolario.

Quanto è esteso il tuo vocabolario emotivo?

“Non capisci mai come mi sento!”: è l’altro che non capisce, oppure sono io che uso parole vaghe e generiche e non permetto all’altro di capire?

Dire “Mi sento bene per quello che ho fatto” vuole dire tutto e niente. Cosa voglio dire con quel “bene”? Può voler dire eccitata, sollevata, serena, incoraggiata, incuriosita, bendisposta, emozionata…

A questo proposito vi invito a guardare il “vocabolario dei sentimenti” allegato per rendere questi termini un po’ più nostri… certo sappiamo che esistono, ma non li usiamo. È come avere dei bei maglioni nell’armadio, ma usare sempre i soliti che poi diventano smunti e consumati dall’uso!

Vocabolario dei sentimenti

#   Attribuisci a te stesso la responsabilità delle tue emozioni

La signora che era in coda con la frase “Mi ignori sempre!” attribuiva all’altra persona la responsabilità delle sue emozioni, tanto che l’altro si è sentito colpevolizzato e il risultato è stato quello di smettere di ascoltarla.

Proviamo a dire “Mi sono sentita ignorata quando ti ho proposto di andare al parco”. Riportiamo sempre a noi come ci sentiamo. È un modo per esprimere come ci sentiamo senza accusare l’altro.

#   Riconosci il tuo bisogno ed esprimilo

Potremmo fare un passo in più. Riconoscere il bisogno che c’è dietro ed esprimerlo per soddisfarlo al meglio. Riconoscere e dare valore ai nostri bisogni come a quelli degli altri, è utile per una comunicazione e un benessere relazionale migliori. Pensiamo a come sarebbe cambiata la comunicazione se la signora avesse detto “Quando te ne sei andato, mi sono sentita ignorata. Avevo bisogno di sostegno in quel momento” piuttosto che “Mi fai sempre sentire ignorata!”: poteva nascere un dialogo e magari la soddisfazione del suo bisogno da parte dell’altra persona; avrebbe potuto ascoltarla, e lei si sarebbe sentita sostenuta anche solo grazie all’ascolto!

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